Il sottofondo della canzone di Gabriella Ferri «Grazie alla vita» ha accompagnato le esequie di Walter Mapelli, il magistrato sessantunenne da due anni a capo della Procura di Bergamo, ma per trent’anni a Monza, che è scomparso nei giorni scorsi in seguito ad una grave malattia. Una folla di amici, colleghi ed ex colleghi, avvocati, forze dell’ordine, parenti, ma soprattutto la compagna di sempre Laura e i figli ha accompagnato l’ultimo saluto al “Map”, come lo chiamavamo noi cronisti di Palazzo di Giustizia. «Questo non è un addio, nè un arrivederci, perché quando torneremo a casa sappiamo che sarai lì ad aspettarci anche in un’altra dimensione, vogliamo pensarla così!» ha concluso la moglie del magistrato che ha letto una lunga lettera al marito in cui ha ricordato soprattutto l’uomo gentile, sempre allegro e sorridente e amante delle albe e dei tramonti, dei viaggi, dello sport e della sua Brianza. «Non voglio ricordare una vita fatta di successi professionali, di lavoro instancabile, ma una morte degna di un eroe. Conosceva il suo verdetto, ma ci ha insegnato come affrontare la morte», ha detto il procuratore generale Pierluigi dell’Osso che lo ha conosciuto da quando nel 2016 era arrivato a Bergamo. E poi tutti i ricordi dei colleghi di Monza e dei compagni di corso Olindo Canali e Walter Giovannini giunti da fuori per salutarlo. Il feretro di Walter Mapelli che è stato condotto a Bergamo per essere cremato, si è fermato anche davanti alla Procura orobica per un saluto alla sua nuova terra di adozione.