Pubblichiamo una lettera ricevuta in redazione da un cittadino sestese a sostegno dell’amministrazione Di Stefano:
Le nostre Istituzioni sono incredibili, noi le abbiamo votate per proteggerci come si fa con i propri figli. Invece, la nostra vita sta peggiorando di giorno in giorno, i giovani non riescono più a credere in loro stessi, ormai è sparito anche l’ultimo filo di speranza.
Fare un elenco di ciò che accade nelle nostre città non serve, basta ascoltare le notizie che ci pervengono attraverso la radio, la Tv, i media, sembrano bollettini di guerra. Anche se le forze dell’ordine cercano con grande sforzo di limitare i danni, ci sentiamo prigionieri a casa nostra in un continuo allerta. Non è esagerazione o allarmismo, lo sanno bene coloro che giornalmente vanno a scuola e al lavoro, lo sa chi porta i bimbi al parco, lo sanno tutti quelli che hanno subito violenza. Questa non è più vita! Anche con voce flebile e con poca speranza, voglio ancora una volta esortare le nostre Istituzioni e i nostri Politici, tutti indistintamente: “Fermate questo stillicidio che ci sta portando alla rovina.” Fino ad oggi abbiamo visto che tutte le promesse fatte da Bruxelles non sono state completamente mantenute. Ciò nonostante i “nostri Grandi Genitori di Roma”continuano indiscriminatamente ad accogliere tutti quelli che arrivano in questa povera Italia, distribuendoli, come pacchi, ai vari Comuni che oltre a dover risolvere i problemi delle loro città sono costretti ad accollarsi anche tutte le problematiche di questi nuovi cittadini. Sicuramente questi Sindaci sono da elogiare e da aiutare in questo loro gravoso compito.
A tal proposito non posso esimermi dal ringraziare il Primo Cittadino di Sesto San Giovanni che sta cercando di affrontare “cum grano salis” e con equilibrio alcune problematiche di sicurezza già esistenti da qualche tempo e per la cui risoluzione i cittadini, col proprio voto, l’hanno delegato.
Giustamente, come capita, ci sono persone che la pensano diversamente e questo è lecito e sacrosanto. Spesso però il cittadino comune non capisce e si chiede: “ Perché alcuni rappresentanti della politica e della chiesa, che dovrebbero collaborare a costruire una città nuova priva di odio e d’ingiustizie, hanno fatto alcune dichiarazioni ( riportate dalla stampa e non smentite) che rischiano di screditare e di alimentare polemiche?” E ancora: ”Ma le stesse osservazioni non potevano essere fatte in privato, nei luoghi opportuni, direttamente al Primo Cittadino?” Come si suol dire “ in camera caritatis” dove con serenità si sarebbe potuto discutere e ricevere i dovuti chiarimenti. In questo modo sicuramente si sarebbero evitati i gesti inconsulti avvenuti e tanto stress per i cittadini.
Lettera Firmata